lunedì 21 novembre 2011

Unione dei Comuni: più piccolo il Comune più un Sindaco è importante!


Il risparmio che deriverebbe dall'unione dei Comuni equivale solo al 3% degli stipendi parlamentari
"Osserviamo che sul tema delle funzioni associate dei Comuni, obbligatorie per i Comuni al di sotto dei 5000 abitanti, più che un approfondito dibattito si stia producendo una grande confusione.

La materia è di per sé ostica; gli argomenti di natura giuridica sono quasi sempre difficilmente comprensibili e, spesso a torto, sono considerati questioni da addetti ai lavori.”

Con queste parole il dott. Ferrini, Sindaco di Castelnuovo Val di Cecina interviene a posteriori dell'incontro svoltosi, riguardo la normativa e le problematiche sorte in merito alle Unioni dei Comuni, precisando “Voglio premettere che ridisegnare un nuovo assetto dei Comuni non è affatto questione da addetti ai lavori, ma è, piuttosto, una scelta con conseguenze dirette e importanti sulla vita delle nostre comunità.

I provvedimenti scaturiti dalla manovra finanziaria dell’ agosto 2011 hanno imposto ai Comuni con popolazione inferiore ai 5000 abitanti di associare, già dall’ inizio del prossimo anno, almeno due delle loro funzioni fondamentali.

La prima questione che dobbiamo sottolineare è che non siamo di fronte ad una riforma istituzionale, ma ad un provvedimento di natura economica.

Proviamo a tradurre dal politichese: nessuno ha scelto di mettersi attorno ad un tavolo per riordinare, riformare e adeguare il sistema dei pubblici poteri in un’ ottica complessiva e organica, ma come avviene spesso nel nostro paese si è pensato, pressati dalle urgenze che tutti ben conosciamo, di risparmiare qualche soldo, sperando che da una gestione su più ampia scala di alcuni servizi possa effettivamente derivare qualche economia nella spesa pubblica.

Penso che i fatti si incaricheranno di dimostrare che in molte realtà del territorio italiano queste previsioni non saranno rispettate, perché anche la regola delle economie di scala ha le sue eccezioni.

Penso anche che in un momento storico tanto delicato, alla vigilia di scelte che saranno dolorose per i cittadini e per le famiglie italiane, ci sarebbe bisogno di affrontare, per dovere di equità, il tema dei costi e dei privilegi della classe politica.

Privilegi, ovviamente, che non riguardano gli oltre 5000 piccoli Comuni, ove un consigliere guadagna circa 10 euro al mese e un assessore poco di più.

Dico queste cose perché i provvedimenti della manovra finanziaria riguardano anche il taglio di molte ‘’ poltrone’’ quasi gratuite nei nostri paesi, con un risparmio risibile che ‘’ udite, udite’’ si poteva realizzare molto più semplicemente tagliando del tre per cento ( !!!! ) lo stipendio dei parlamentari.

Tornando, invece, alle funzioni associate, voglio dire che la legge ha previsto due modalità per realizzarle: Le Unioni o le Convenzioni.

Scegliere l’ uno o l’ altro strumento non comporta di essere iscritti d’ ufficio al registro dei buoni o dei cattivi e non è una questione ideologica, ma un fatto pratico con implicazioni e conseguenze pratiche.

Dico per onestà intellettuale che in Toscana c’è una forte spinta per le Unioni, mentre a livello nazionale prevale l’ ipotesi delle convenzioni.

Dico anche che a livello teorico si possono fare lunghi elenchi di pro e di contro per l’ una o l’ altra opzione.

Dove non riesco a vedere nulla di intellettualmente onesto è nella pretesa che per motivi puramente ideologici o in ossequio a ordini di scuderia partitocratica si voglia negare un principio irrinunciabile della democrazia e del buon senso, cioè che ogni Comune, nell’ esercizio della propria AUTONOMIA, possa e debba scegliere tenendo conto degli interessi vitali della propria comunità e della propria gente.

Non tutti i Comuni hanno le stesse esigenze e le stesse condizioni e pertanto non vedo nessuno scandalo nel fatto che i vari Comuni della zona abbiano operato scelte diverse individuando lo strumento più confacente alle loro necessità.

Sono certo che Pomarance, Montecatini e Monteverdi, abbiano fatto le loro scelte con la stessa nostra serietà pur approdando a conclusioni diverse, cioè alla costituenda Unione che riteniamo uno strumento inopportuno per noi e non in sé e per sé.

Castelnuovo ottempererà alle prescrizioni di legge, gestendo in funzione associata due settori ed avendo cura di analizzare in tutti i minimi particolari cosa, come e quanto accorpare.

Le motivazioni di questa scelta sono le seguenti:

  • L’ Unione è troppo vincolante, ci obbligherebbe per almeno 5 anni, mentre, vista la fluidità della situazione politica generale, potrebbero intervenire cambiamenti normativi già nelle prossime settimane. Dunque la prudenza è d’obbligo.
  • Con le Convenzioni manteniamo un nostro BILANCIO AUTONOMO, evitando di trasferire in un Ente diverso dal Comune soldi, risorse umane e mezzi.
  • Con le Convenzioni ci lasciamo aperta una prospettiva non insignificante; se infatti verranno abolite le Province potremo affrontare le ipotesi di gestione sovra comunale dei servizi anche con i Comuni limitrofi non appartenenti alla Provincia di Pisa.
Vorrei, infine, ribadire la necessità di una iniziativa dei Sindaci di tutti i comuni con popolazione inferiore ai 5000 abitanti, affinché, anche attraverso l’ A.N.P.C.I, si possa formulare una piattaforma propositiva e rivendicativa che consenta nei riguardi del nuovo Governo di aprire un tavolo di confronto.
Formulare proposte convincenti per razionalizzare i servizi, per ottenere maggiore economicità e migliore funzionalità è una necessità impellente che può sposarsi pienamente con l’ obiettivo altrettanto importante di non svilire l’ autonomia dei Comuni italiani, che rappresentano il primo e più immediato momento di risposta politica ai bisogni dei cittadini.

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